La Goccia

A Milano i boschi devono essere solo verticali? Il bosco spontaneo “La Goccia” ricopre un’area di 42 ettari all’interno del quartiere popolare della Bovisa, a Milano. Oltre 2500 piante ad alto fusto che nel tempo hanno nascosto e conservato i resti industriali di quello che fu, dal 1905 e per vari decenni, uno degli impianti più imponenti per la produzione e la distribuzione del gas in tutta Europa.

Una volta chiuso lo stabilimento, l’intero sito fu abbandonato circa 40 anni fa, e dimenticato dall’uomo, e fu allora che la natura tutt’intorno si riappropriò di quelli che all’origine erano i suoi spazi e creando nel tempo un nuovo ecosistema

Tronchi ed arbusti presero vita in un terreno sfruttato ed inquinato e lentamente inghiottirono anni di storia del lavoro e pesanti materiali senza però cancellarne del tutto le impronte. Ecco perché visitare oggi La Goccia significa compiere una vera e propria passeggiata nella memoria: quella del passato, fatta di industrializzazione sgraziata e feroce, e quella che potrebbe essere del futuro, proiezione di una realtà ecosostenibile dove uomo e natura coesistono condividendo pacificamente luoghi e necessità ma potrebbe rappresentare quest’area un vero e proprio laboratorio a cielo aperto di sperimentazione scientifica che dimostra la forza della natura ed il potere rigenerante delle piante

Da anni un piccolo comitato di cittadini si batte per la conservazione e la valorizzazione del bosco e dei suoi pregevoli “reperti di archeologia industriale”, che rappresentano un patrimonio culturale, sociale ed architettonico unico. All’appassionata organizzazione si deve il diffondersi della storia del bosco ed il suo mantenimento, anche grazie all’installazione di diverse sculture di artisti provenienti da tutto il mondo, che come le costruzioni industriali si lasciano avvolgere dal verde e dal silenzio.  

La “Goccia” con i suoi gasometri sopravvissuti (il più antico fu costruito dagli inglesi della Cuttler & Sons, nel 1906,mentre il secondo è di fabbricazione tedesca e risale al 1930) è oggi l’elemento simbolo del quartiere: laddove prese vita lo sviluppo industriale, fra i più fiorenti della città, oggi si trova una rappresentazione alternativa di come potrebbe essere il futuro, una perfetta sinergia fra uomo e natura.

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